Giovanni Alessio
Scienziato del linguaggio e voce tra le più autorevoli della Linguistica italiana del Novecento
______
di Paolo Cosmano (Contributo ospitato dal periodico "CORRIERE della PIANA", N. 22 GIUGNO 2014.)
Giovanni Alessio nasce il 22 marzo 1909 a Catanzaro, dove il padre è magistrato, da Arcangelo e da Concetta Verni, entrambi di Molochio.
Compiuti gli studi liceali a Reggio Calabria, intraprende quelli di scienze agrarie all’Università di Napoli. Si laurea nel 1931 con la tesi Dell’influsso della malaria sul declino della civiltà della Magna Grecia e nel 1932 consegue la specializzazione in scienze forestali nella Facoltà di agraria dell’Università di Firenze. Nonostante l’indirizzo degli studi già intrapresi e di cui appezza l’alto valore e i notevoli vantaggi formativi derivatigli, manifesta da tempo vivo interesse per le discipline linguistiche. Appena ventenne, infatti, esordisce con l’articolo Polemiche dialettali[1] sull’etimologia di alcune voci calabresi e già nel 1930, con una comunicazione al II Congresso di studi romani[2], manifesta la sua opposizione alle tesi di Gerhard Roholfs sul paleoellenismo delle isole romaiche otrantine e calabresi [3].
S’iscrive alla Facoltà di Lettere di Firenze dove si laurea nel 1934, discutendo la tesi che da lì a pochi anni sarà il Saggio di toponomatica calabrese. Matura a Firenze la sua formazione glottologica col maestro Carlo Battisti e intraprende rapporti costanti e proficui con il fecondo ambiente accademico e culturale del Capoluogo toscano, animato, tra gli altri, da Giacomo Devoto e Bruno Migliorini[4].
Ancora nel 1934, l’originaria Molochio è oggetto della sua prima, organica indagine di toponimia, pubblicata in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania» col titolo Raccolta Toponomastica di Molochio (Reggio Calabria)[5]. L’indagine di Alessio su Molochio è il primo studio che la Scienza linguistica conduce utilizzando il settecentesco Catasto onciario[6], voluto da Carlo III di Borbone per fini fiscali e ritenuto dagli storici documento-monumento e fonte preziosa[7] per la conoscenza delle condizioni economiche e sociali del nostro Mezzogiorno in Età moderna.
Nel 1935-1936, conseguita all’età di 26 anni la libera docenza in Glottologia Romanza, insegna per un breve periodo nel Liceo di Zara. Successivamente passa alle Università di Trieste e Venezia in qualità di professore incaricato di Lingua Francese e Inglese nel 1936- 1937 e di lingua Francese e Spagnola dal 1937 al 1939.
Dal 1939 al 1943 è docente lettore di Lingua e letteratura italiana, prima a Cernauti in Romania (1939-1940), a Sofia in Bulgaria (1940-1942) e infine a Gottimgen in Germania (1942-1943).
Al suo rientro in Italia, nel 1943, Alessio ottiene l’incarico di Storia della Grammatica e della -Lingua Italiana e di Filologia Romanza nella Facoltà di Magistero a Firenze; un incarico che deterrà fino 1953. Dal 1951 al 1956 è anche docente di Lingua e Letteratura Spagnola e di Glottologia nelle Facoltà di Lettere e Magistero di Bari. Nel 1956 è chiamato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli come professore ordinario di Glottologia e incaricato di reggere anche l'insegnamento del sanscrito. Insegnerà nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Partenopea fino al 1979.
Giovanni Alessio collabora assiduamente con le maggiori riviste linguistiche italiane e straniere; fornisce contributi continui alla rivista fiorentina «Italia Nostra» fin dal 1939, anno della sua fondazione, ed è socio ordinario di varie accademie, istituti e società scientifiche italiane ed europee. Per i suoi meriti scientifici viene insignito della laurea honoris causa dall’Università di Poitiers
È studioso attento e geniale di etimologia, particolarmente attratto dai problemi del sostrato e del suo influsso, secondo la lezione ascoliana raccolta dalla scuola linguistica italiana dei Merlo, Battisti, Terracini, Devoto, Pisani, Amplia i suoi interessi fino a comprendere il preindoeuropeo e l’etrusco, il latino e i dialetti italici , il messapico ed il greco dell'Italia meridionale e delle zone della Magna Grecia. Le sue ricerche linguistiche si estendono agli Etruschi, agli Osci, ai Bizantini, alla Sicilia, alla Basilicata, alle Puglie, al Molise, agli Abruzzi, alla Campagna, alla Sardegna, al Veneto, all’Istria, al Friuli, al Trentino, alla Romania e alle lingue europee dell'area mediterranea.
Notevole è il suo contributo alla glottologia romanza, con riferimenti specifici al dominio francese e spagnolo, al rumeno, al sardo e soprattutto all'italiano e ai suoi dialetti, a quelli dell’Italia centromeridionale in particolare di cui è profondo conoscitore.
Sul dialetto calabrese e suoi rapporti con altre lingue, nel 1930 scrive L'importanza dello studio dell'onomastica e della toponomastica calabrese nell'indagine storico – filologica, Le lingue iberiche e il dialetto calabrese e L'influsso francese nel dialetto calabro[8].
Le ricerche continuano nel 1931 con Il rito del ceppo nuziale in Calabria ed alcuni rilievi linguistici[9] e con A proposito di una polemica sui Bruttii. Necessità d'integrare i dati linguistici con le fonti storico –archeologiche[10]. Nel 1934 pubblica la già citata Raccolta toponomastica di Molochio (Reggia Calabria) e lo studio Il sostrato latino nel lessico e nell'epo-toponomastica della Calabria meridionale[11].
Sul Bruzio e sui grecismi, nel 1937 pubblica Ancora sulla romanità di Regium e del resto dei Bruttii[12], nel 1939 Gli imprestiti del latino nei relitti bizantini nell’Italia meridionale[13], Nuovo contributo al problema della grecità nell'Italia meridionale[14] e il Saggio di toponastica calabrese[15].
Le ricerche linguistiche sulla Calabria proseguono nel 1941 con L’impronta della lingua di Roma nel lessico e nella toponomastica del Bruttium[16]; nel 1944 con Nuove indagini sulla grecità dell'Italia meridionale[17]; nel 1950 con L'origine greca della nostra più antica terminologia marinara[18]; nel 1955 con La stratificazione linguistica del Bruzio[19], con La Calabria preistorica e storica alla luce dei suoi aspetti linguistici (Napoli 1956); dal 1954 al 1965 con una serie di studi sui Problemi storico - linguistici calabresi apparsi sulle pagine della rivista Calabria letteraria; nel 1981 con Sopravvivenze classiche nei dialetti calabresi[20].
A parte poi i diversi saggi di filologia romanza, tra i suoi numerosissimi scritti spiccano: il Dizionario etimologico italiano, realizzato in collaborazione con Carlo Battisti e pubblicato a Firenze tra il 1951 e il 1957, seguito da tre fascicoli di Problemi di etimologia italiana[21]; Le origini del francese. Introduzione alla grammatica storica francese (Firenze 1946); Storia deal lingua italiana – I. Le premesse storico-linguistiche (Firenze 1947, Editrice Universitaria); Grammatica storica Francese[22]; Le lingue indoeuropee nell’ambiente mediterraneo (Bari 1954-55); La Calabria preistorica e storica alla lice dei suoi aspetti linguistici (Napoli 1956); Il problema del metodo nella ricostruzione linguistica (Napoli 1961 – dispensa); La stratificazione linguistica dell’Italia in base ai dati offerti dalla toponomastica (Napoli 1965); Il Corso di glottologia (Napoli 1969); La Preistoria e protosoria linguistica dell’Abbruzzo (Lanciano 1983), in collaborazione con Marcello De Giovanni[23].
Giovanni Alessio, una delle voci più autorevoli della linguistica storica italiana del Novecento, muore a Firenze il 20 giugno 1984.
Studioso quanto mai fertile, consegna alla linguistica italiana una vastissima produzione di studi, comprendente 633 pubblicazioni. La sua opera complessiva è contrassegnata da «Una spiccata ed intenzionale propensione per gli studi onomastici, e specialmente di etnonomastica e toponomastica, che riteneva giustamente dovesse procedere in parallelo con quelli puramente lessicologici. E' raro trovare Suoi scritti che non abbiano riferimenti e confronti toponomastici e numerosi sono gli interventi su singoli nomi locali italiani e stranieri, che sarebbe troppo lungo qui registrare»[24].
A proposito degli studi di Giovanni Alessio e dei suoi straordinari meriti, scrive così la Rivista di studi alpini dell'Istituto di Studi per l'Alto Adige: «L'intera produzione del Nostro, per buona parte disseminata in riviste italiane e straniere, in miscellanee ed atti congressuali, non è facilmente accessibile e ciò spiega come anche i più accreditati repertori bibliografici della linguistica italiana non riescano a fornire il quadro completo dei Suoi scritti. A scorrerne i soli titoli si resta sorpresi dalla varietà degli argomenti affrontati, il che era in sintonia con la Sua completa, diuturna dedizione agli studi glottologici, ai quali da tempo aveva sacrificato anche la vista, gli unici che appagassero quella sete di ricerca e di erudizione, che forse altri avrebbe mitigato, dopo i segnali premonitori, nell'ultimo anno di vita»[25].
La scuola linguistica italiana ha avuto in Alessio un grande scienziato e un Maestro, che ha servito con serietà e impegno il progresso della scienza del linguaggio[26].
(Contributo ospitato dal periodico "CORRIERE della PIANA", N. 22 GIUGNO 2014.)
[1] Apparso in «Nosside», VIII, n. 5, Polistena 1929, pp. 89-80.
[2] A proposito di una polemica sui Bruttiì. Necessità d'integrare i dati linguistici con le fonti storico-archeologiche, comunicazione tenuta al convegno di Roma del 24-29 aprile 1930, pubblicata in "Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani", v. I [Roma 1931-1939], pp. 478-483 ed anche in «L’Italia antichissima » (1932) f. VII-Vili, pp. 61-66.
[3] Alessio manifesta il suo disaccordo con le tesi rohlfsiane in diversi altri scritti tra i quali: Aggiunte e correzioni al "Lessico etimologico dei grecismi dell'Italia meridionale" di G. Rohlfs, in «ASCL» II (1932) f. II-III, pp. 261-273; pp. 450-463. e Ibidem, III (1933) f. I, pp. 138-152; Ree. a G. ROHLFS, Dizionario dialettale delle tre Calabrie, Halle 1932-1936, in «Rivista indo-greca-italica di filologia, lingua e antichità», XVII (1933) pp. 162-164.
[4] «'Archivio per l'Alto Adige - Rivista di studi alpini dell'Istituto di Studi per l'Alto Adige», annata LXXX, Firenze 1986, pp. 303.
[5] Raccolta toponomastica di Molochio (Reggio Calabria), in ASCL IV (1934) pp. 31-73
[6] Si tratta del Catasto compilato dagli amministratori di Molochio nel 1745 e conservato nell’archivio di Stato di Napoli, fondo Catasti onciari, vol. 6268. Per il suo studio, Alessio utilizza quella parte del complesso catastale denominata «Apprezzo».
[7] P. Villani, Una fonte preziosa per la storia economica e sociale del Mezzogiorno. Il Catasto Onciario, in “Movimento Operaio”, n. 3, 1959.
[8] I tre studi sono pubblicati in «Nosside», IX I930, n. 1, pp.9-10; n. 2, pp. 154 -155 e n. 5, pp. 66-67.
[9] In «Folklore», XV, 1931, f. ottobre-novembre, pp. 77-79)
[10] In “Atti del II Congresso di Studi Romani”, cit.
[11]in, «L’Italia dialettale, Rivista di dialettologia Italiana», X, 1934, pp. 111-190.
[12] in «L’Italia Antichissima…» pp. 109-137, XI (1937), pp.41 – 52
[13] In “Atti del V Congresso internazionali degli studi bizantini”, tenutosi a Roma il 20-26 settembre 1936, in «Studi bizantini e neoellenici», V (1939), pp.341-390.
[14] In «Rendiconti del (R) Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di Lettere e scienze morali e storiche», III della III s., LXXII (1938-39) f. II, parte I; pp. 137-172 parte II.
[15] In «Biblioteca dell’Archivum Romanicum, nuova rivista di filologia romanza», s. II, v. XXV, Firenze 1939
[16] In "Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani", v. I [Roma , 24 – 30 aprile 1938) , Roma 1941, pp. 367-380. 1931-1
[17] In «Rendiconti del (R) Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di Lettere e scienze morali e storiche», VIII della III s. III v. LXXVII (1943-44) f. I, pp. 27-106.
[18] In «Le lingue estere», V (1950),n. 8, pp.204-205.
[19] Tivoli 1955, p.3-53. Anche in Atti del I “Congresso storico calabrese”, Collana Meridionale Editrice, Roma 1957, pp. 305-355
[20] In “Brettii, Greci e Romani”, Atti del V Congresso storico calabrese, a cura della Deputazione di storia patria per la Calabria, Roma 1983, pp. 71-237.
[21] In «Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani», VI (1962), pp.19-110 e in «Atti Accademia Pontiniana» XIV (1964-65), pp.239-282,XVI (1966-67 ), pp. 305-343, XVII (1967-68), pp. 413-468.
[22] Voll. 2,parte I- Fonetica, Bari 1951; Voll 2, parte II – Morfologia “In Collane di grammatiche storiche neolatine” dirette da C. Battisti, III); Le lingue indoeuropee nell’ambiente mediterraneo (Bari 1954-55)
[23] Per un quadro completo degli scritti e delle opere di Giovanni Alessio si rinvia a Marcello De Giovanni, Bibliografia di Giovanni Alessio (1909-1984), in “Quaderni dell’Istituto di Glottologia”, Supplemento I, Università degli Studi “G. D’Annunzio” – Chieti, Vecchio Faggio Editore, Chieti 1988.
[24] «Archivio per l’Alto Adige - Rivista di studi», cit, p. 307.
[25] Ivi, p. 308
[26] Ivi.
Scienziato del linguaggio e voce tra le più autorevoli della Linguistica italiana del Novecento
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di Paolo Cosmano (Contributo ospitato dal periodico "CORRIERE della PIANA", N. 22 GIUGNO 2014.)
Giovanni Alessio nasce il 22 marzo 1909 a Catanzaro, dove il padre è magistrato, da Arcangelo e da Concetta Verni, entrambi di Molochio.
Compiuti gli studi liceali a Reggio Calabria, intraprende quelli di scienze agrarie all’Università di Napoli. Si laurea nel 1931 con la tesi Dell’influsso della malaria sul declino della civiltà della Magna Grecia e nel 1932 consegue la specializzazione in scienze forestali nella Facoltà di agraria dell’Università di Firenze. Nonostante l’indirizzo degli studi già intrapresi e di cui appezza l’alto valore e i notevoli vantaggi formativi derivatigli, manifesta da tempo vivo interesse per le discipline linguistiche. Appena ventenne, infatti, esordisce con l’articolo Polemiche dialettali[1] sull’etimologia di alcune voci calabresi e già nel 1930, con una comunicazione al II Congresso di studi romani[2], manifesta la sua opposizione alle tesi di Gerhard Roholfs sul paleoellenismo delle isole romaiche otrantine e calabresi [3].
S’iscrive alla Facoltà di Lettere di Firenze dove si laurea nel 1934, discutendo la tesi che da lì a pochi anni sarà il Saggio di toponomatica calabrese. Matura a Firenze la sua formazione glottologica col maestro Carlo Battisti e intraprende rapporti costanti e proficui con il fecondo ambiente accademico e culturale del Capoluogo toscano, animato, tra gli altri, da Giacomo Devoto e Bruno Migliorini[4].
Ancora nel 1934, l’originaria Molochio è oggetto della sua prima, organica indagine di toponimia, pubblicata in «Archivio Storico per la Calabria e la Lucania» col titolo Raccolta Toponomastica di Molochio (Reggio Calabria)[5]. L’indagine di Alessio su Molochio è il primo studio che la Scienza linguistica conduce utilizzando il settecentesco Catasto onciario[6], voluto da Carlo III di Borbone per fini fiscali e ritenuto dagli storici documento-monumento e fonte preziosa[7] per la conoscenza delle condizioni economiche e sociali del nostro Mezzogiorno in Età moderna.
Nel 1935-1936, conseguita all’età di 26 anni la libera docenza in Glottologia Romanza, insegna per un breve periodo nel Liceo di Zara. Successivamente passa alle Università di Trieste e Venezia in qualità di professore incaricato di Lingua Francese e Inglese nel 1936- 1937 e di lingua Francese e Spagnola dal 1937 al 1939.
Dal 1939 al 1943 è docente lettore di Lingua e letteratura italiana, prima a Cernauti in Romania (1939-1940), a Sofia in Bulgaria (1940-1942) e infine a Gottimgen in Germania (1942-1943).
Al suo rientro in Italia, nel 1943, Alessio ottiene l’incarico di Storia della Grammatica e della -Lingua Italiana e di Filologia Romanza nella Facoltà di Magistero a Firenze; un incarico che deterrà fino 1953. Dal 1951 al 1956 è anche docente di Lingua e Letteratura Spagnola e di Glottologia nelle Facoltà di Lettere e Magistero di Bari. Nel 1956 è chiamato alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli come professore ordinario di Glottologia e incaricato di reggere anche l'insegnamento del sanscrito. Insegnerà nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Partenopea fino al 1979.
Giovanni Alessio collabora assiduamente con le maggiori riviste linguistiche italiane e straniere; fornisce contributi continui alla rivista fiorentina «Italia Nostra» fin dal 1939, anno della sua fondazione, ed è socio ordinario di varie accademie, istituti e società scientifiche italiane ed europee. Per i suoi meriti scientifici viene insignito della laurea honoris causa dall’Università di Poitiers
È studioso attento e geniale di etimologia, particolarmente attratto dai problemi del sostrato e del suo influsso, secondo la lezione ascoliana raccolta dalla scuola linguistica italiana dei Merlo, Battisti, Terracini, Devoto, Pisani, Amplia i suoi interessi fino a comprendere il preindoeuropeo e l’etrusco, il latino e i dialetti italici , il messapico ed il greco dell'Italia meridionale e delle zone della Magna Grecia. Le sue ricerche linguistiche si estendono agli Etruschi, agli Osci, ai Bizantini, alla Sicilia, alla Basilicata, alle Puglie, al Molise, agli Abruzzi, alla Campagna, alla Sardegna, al Veneto, all’Istria, al Friuli, al Trentino, alla Romania e alle lingue europee dell'area mediterranea.
Notevole è il suo contributo alla glottologia romanza, con riferimenti specifici al dominio francese e spagnolo, al rumeno, al sardo e soprattutto all'italiano e ai suoi dialetti, a quelli dell’Italia centromeridionale in particolare di cui è profondo conoscitore.
Sul dialetto calabrese e suoi rapporti con altre lingue, nel 1930 scrive L'importanza dello studio dell'onomastica e della toponomastica calabrese nell'indagine storico – filologica, Le lingue iberiche e il dialetto calabrese e L'influsso francese nel dialetto calabro[8].
Le ricerche continuano nel 1931 con Il rito del ceppo nuziale in Calabria ed alcuni rilievi linguistici[9] e con A proposito di una polemica sui Bruttii. Necessità d'integrare i dati linguistici con le fonti storico –archeologiche[10]. Nel 1934 pubblica la già citata Raccolta toponomastica di Molochio (Reggia Calabria) e lo studio Il sostrato latino nel lessico e nell'epo-toponomastica della Calabria meridionale[11].
Sul Bruzio e sui grecismi, nel 1937 pubblica Ancora sulla romanità di Regium e del resto dei Bruttii[12], nel 1939 Gli imprestiti del latino nei relitti bizantini nell’Italia meridionale[13], Nuovo contributo al problema della grecità nell'Italia meridionale[14] e il Saggio di toponastica calabrese[15].
Le ricerche linguistiche sulla Calabria proseguono nel 1941 con L’impronta della lingua di Roma nel lessico e nella toponomastica del Bruttium[16]; nel 1944 con Nuove indagini sulla grecità dell'Italia meridionale[17]; nel 1950 con L'origine greca della nostra più antica terminologia marinara[18]; nel 1955 con La stratificazione linguistica del Bruzio[19], con La Calabria preistorica e storica alla luce dei suoi aspetti linguistici (Napoli 1956); dal 1954 al 1965 con una serie di studi sui Problemi storico - linguistici calabresi apparsi sulle pagine della rivista Calabria letteraria; nel 1981 con Sopravvivenze classiche nei dialetti calabresi[20].
A parte poi i diversi saggi di filologia romanza, tra i suoi numerosissimi scritti spiccano: il Dizionario etimologico italiano, realizzato in collaborazione con Carlo Battisti e pubblicato a Firenze tra il 1951 e il 1957, seguito da tre fascicoli di Problemi di etimologia italiana[21]; Le origini del francese. Introduzione alla grammatica storica francese (Firenze 1946); Storia deal lingua italiana – I. Le premesse storico-linguistiche (Firenze 1947, Editrice Universitaria); Grammatica storica Francese[22]; Le lingue indoeuropee nell’ambiente mediterraneo (Bari 1954-55); La Calabria preistorica e storica alla lice dei suoi aspetti linguistici (Napoli 1956); Il problema del metodo nella ricostruzione linguistica (Napoli 1961 – dispensa); La stratificazione linguistica dell’Italia in base ai dati offerti dalla toponomastica (Napoli 1965); Il Corso di glottologia (Napoli 1969); La Preistoria e protosoria linguistica dell’Abbruzzo (Lanciano 1983), in collaborazione con Marcello De Giovanni[23].
Giovanni Alessio, una delle voci più autorevoli della linguistica storica italiana del Novecento, muore a Firenze il 20 giugno 1984.
Studioso quanto mai fertile, consegna alla linguistica italiana una vastissima produzione di studi, comprendente 633 pubblicazioni. La sua opera complessiva è contrassegnata da «Una spiccata ed intenzionale propensione per gli studi onomastici, e specialmente di etnonomastica e toponomastica, che riteneva giustamente dovesse procedere in parallelo con quelli puramente lessicologici. E' raro trovare Suoi scritti che non abbiano riferimenti e confronti toponomastici e numerosi sono gli interventi su singoli nomi locali italiani e stranieri, che sarebbe troppo lungo qui registrare»[24].
A proposito degli studi di Giovanni Alessio e dei suoi straordinari meriti, scrive così la Rivista di studi alpini dell'Istituto di Studi per l'Alto Adige: «L'intera produzione del Nostro, per buona parte disseminata in riviste italiane e straniere, in miscellanee ed atti congressuali, non è facilmente accessibile e ciò spiega come anche i più accreditati repertori bibliografici della linguistica italiana non riescano a fornire il quadro completo dei Suoi scritti. A scorrerne i soli titoli si resta sorpresi dalla varietà degli argomenti affrontati, il che era in sintonia con la Sua completa, diuturna dedizione agli studi glottologici, ai quali da tempo aveva sacrificato anche la vista, gli unici che appagassero quella sete di ricerca e di erudizione, che forse altri avrebbe mitigato, dopo i segnali premonitori, nell'ultimo anno di vita»[25].
La scuola linguistica italiana ha avuto in Alessio un grande scienziato e un Maestro, che ha servito con serietà e impegno il progresso della scienza del linguaggio[26].
(Contributo ospitato dal periodico "CORRIERE della PIANA", N. 22 GIUGNO 2014.)
[1] Apparso in «Nosside», VIII, n. 5, Polistena 1929, pp. 89-80.
[2] A proposito di una polemica sui Bruttiì. Necessità d'integrare i dati linguistici con le fonti storico-archeologiche, comunicazione tenuta al convegno di Roma del 24-29 aprile 1930, pubblicata in "Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani", v. I [Roma 1931-1939], pp. 478-483 ed anche in «L’Italia antichissima » (1932) f. VII-Vili, pp. 61-66.
[3] Alessio manifesta il suo disaccordo con le tesi rohlfsiane in diversi altri scritti tra i quali: Aggiunte e correzioni al "Lessico etimologico dei grecismi dell'Italia meridionale" di G. Rohlfs, in «ASCL» II (1932) f. II-III, pp. 261-273; pp. 450-463. e Ibidem, III (1933) f. I, pp. 138-152; Ree. a G. ROHLFS, Dizionario dialettale delle tre Calabrie, Halle 1932-1936, in «Rivista indo-greca-italica di filologia, lingua e antichità», XVII (1933) pp. 162-164.
[4] «'Archivio per l'Alto Adige - Rivista di studi alpini dell'Istituto di Studi per l'Alto Adige», annata LXXX, Firenze 1986, pp. 303.
[5] Raccolta toponomastica di Molochio (Reggio Calabria), in ASCL IV (1934) pp. 31-73
[6] Si tratta del Catasto compilato dagli amministratori di Molochio nel 1745 e conservato nell’archivio di Stato di Napoli, fondo Catasti onciari, vol. 6268. Per il suo studio, Alessio utilizza quella parte del complesso catastale denominata «Apprezzo».
[7] P. Villani, Una fonte preziosa per la storia economica e sociale del Mezzogiorno. Il Catasto Onciario, in “Movimento Operaio”, n. 3, 1959.
[8] I tre studi sono pubblicati in «Nosside», IX I930, n. 1, pp.9-10; n. 2, pp. 154 -155 e n. 5, pp. 66-67.
[9] In «Folklore», XV, 1931, f. ottobre-novembre, pp. 77-79)
[10] In “Atti del II Congresso di Studi Romani”, cit.
[11]in, «L’Italia dialettale, Rivista di dialettologia Italiana», X, 1934, pp. 111-190.
[12] in «L’Italia Antichissima…» pp. 109-137, XI (1937), pp.41 – 52
[13] In “Atti del V Congresso internazionali degli studi bizantini”, tenutosi a Roma il 20-26 settembre 1936, in «Studi bizantini e neoellenici», V (1939), pp.341-390.
[14] In «Rendiconti del (R) Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di Lettere e scienze morali e storiche», III della III s., LXXII (1938-39) f. II, parte I; pp. 137-172 parte II.
[15] In «Biblioteca dell’Archivum Romanicum, nuova rivista di filologia romanza», s. II, v. XXV, Firenze 1939
[16] In "Atti del II Congresso Nazionale di Studi Romani", v. I [Roma , 24 – 30 aprile 1938) , Roma 1941, pp. 367-380. 1931-1
[17] In «Rendiconti del (R) Istituto lombardo di scienze e lettere. Classe di Lettere e scienze morali e storiche», VIII della III s. III v. LXXVII (1943-44) f. I, pp. 27-106.
[18] In «Le lingue estere», V (1950),n. 8, pp.204-205.
[19] Tivoli 1955, p.3-53. Anche in Atti del I “Congresso storico calabrese”, Collana Meridionale Editrice, Roma 1957, pp. 305-355
[20] In “Brettii, Greci e Romani”, Atti del V Congresso storico calabrese, a cura della Deputazione di storia patria per la Calabria, Roma 1983, pp. 71-237.
[21] In «Bollettino del Centro di studi filologici e linguistici siciliani», VI (1962), pp.19-110 e in «Atti Accademia Pontiniana» XIV (1964-65), pp.239-282,XVI (1966-67 ), pp. 305-343, XVII (1967-68), pp. 413-468.
[22] Voll. 2,parte I- Fonetica, Bari 1951; Voll 2, parte II – Morfologia “In Collane di grammatiche storiche neolatine” dirette da C. Battisti, III); Le lingue indoeuropee nell’ambiente mediterraneo (Bari 1954-55)
[23] Per un quadro completo degli scritti e delle opere di Giovanni Alessio si rinvia a Marcello De Giovanni, Bibliografia di Giovanni Alessio (1909-1984), in “Quaderni dell’Istituto di Glottologia”, Supplemento I, Università degli Studi “G. D’Annunzio” – Chieti, Vecchio Faggio Editore, Chieti 1988.
[24] «Archivio per l’Alto Adige - Rivista di studi», cit, p. 307.
[25] Ivi, p. 308
[26] Ivi.